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Remote X Apps mini-HOWTO
Vincent Zweije, zweije@xs4all.nl
v, 14 luglio 1998
Questo mini-HOWTO descrive come eseguire applicazioni X in remoto.
Ovvero, come avere un programma X che scrive su un computer diverso da
quello su cui sta girando. O viceversa: come far s che un programma X
giri su un computer diverso da quello a cui uno seduto. L'accento in
questo mini-HOWTO sulla sicurezza.
1. Introduzione
Questo mini-HOWTO una guida a come far andare le applicazioni X in
remoto. stato scritto per parecchie ragioni.
1. Sono apparse su usenet molte domande su come far andare
applicazioni X in remoto.
2. Vedo molti, molti suggerimenti di ``usare xhost +hostname'' o
perfino ``xhost +'' per permettere le connessioni X. Questo
ridicolmente insicuro, e ci sono metodi migliori.
3. Non conosco un documento semplice che descriva le opzioni che uno
davvero ha. Per favore informatemi zweije@xs4all.nl se ne sapete di
pi.
Questo documento stato scritto avendo in mente sistemi di tipo unix.
Se il vostro sistema locale o remoto di un altro tipo, potrete
trovare qua come vanno le cose. Nonostante ci, dovrete tradurre da
soli gli esempi per adattarli al vostro sistema/i.
La versione [inglese] pi recente di questo documento sempre
disponibile sul WWW all'indirizzo
http://www.xs4all.nl/~zweije/xauth.html. anche disponibile come il
Linux Remote X Apps mini-HOWTO all'indirizzo
http://sunsite.unc.edu/LDP/HOWTO/mini/Remote-X-Apps. I Linux
(mini-)HOWTO sono disponibili via http o ftp da sunsite.unc.edu. La
traduzione italiana pu essere trovata sul sito http://pluto.linux.it
e mirror.
Questa la versione 0.5.1. Non ci sono garanzie, solo buone
intenzioni. Sono disponibile a suggerimenti, idee, aggiunte,
indicazioni utili, correzioni tipografiche, ecc... Tuttavia vorrei
che questo rimanesse un documento semplice e leggibile, nello stile
HOWTO inteso al meglio. I flame finiscono in /dev/null.
Contenuto aggiornato l'ultima volta il 14 Luglio 1998 da Vincent
Zweije. Traduzione italiana a cura di Nicola Pero.
2. Letture Scelte
Un documento correlato sul WWW ``Che cosa fare quando Tk dice che il
tuo display insicuro'' [in inglese], http://ce-
toolkit.crd.ge.com/tkxauth/. stato scritto da Kevin Kenny.
Suggerisce una soluzione all'autenticazione X simile a quella
suggerita in questo documento (xauth). Tuttavia, Kevin ha pi come
obiettivo di usare xdm per guidare xauth per voi.
X System Window System Vol. 8, ``Guida dell'Amministratore di X Window
System'' [in inglese] da O'Reilly and Associates stato anche portato
alla mia attenzione come una buona fonte di informazione.
Sfortunatamente, non ho potuto provarla.
Tuttavia un altro documento molto simile a quello che state leggendo,
intitolato ``Rendere X Windows Sicuro'' [in inglese], disponibile
presso http://ciac.llnl.gov/ciac/documents/ciac2316.html.
Potete anche provare usenet newsgroup, come comp.windows.x,
comp.os.linux.x, e comp.os.linux.networking.
3. Lo Scenario
State usando due computer. State usando l'X window system del primo
per scrivere e guardare. State usando il secondo per fare qualche
importante lavoro grafico. Volete far s che il secondo mostri il suo
output sul display del primo. X window system lo rende possibile.
Naturalmente, avete bisogno di una connessione di rete per fare ci.
Preferibilmente una connessione veloce; il protocollo X mangia molte
risorse di rete. Ma con un poco di pazienza e un protocollo di
compressione adatto, potete eseguire applicazioni perfino attraverso
un modem. Per la compressione del protocollo X, potreste voler provare
dxpc http://ccwf.cc.utexas.edu/~zvonler/dxpc/ o LBX
http://www.ultranet.com/~pauld/faqs/LBX-HOWTO.html
<http://www.ultranet.com/~pauld/faqs/LBX-HOWTO.html> (anche noto come
LBX mini-HOWTO).
Dovete fare due cose per ottenere tutto ci
1. Dire al display locale (il server) di accettare connessioni dal
computer remoto.
2. Dire all'applicazione (il client) di redirigere il suo output verso
il display locale.
4. Un Poco di Teoria
La parola magica DISPLAY. Nell'X window system, un display consiste
(semplificando) di una tastiera, un mouse e uno schermo. Un display
gestito da un programma server, conosciuto come server X. Il server
mette a disposizione le capacit di visualizzazione agli altri
programmi che si connettono a lui.
Un display indicato con un nome, per esempio:
DISPLAY=light.uni.verse:0
DISPLAY=localhost:4
DISPLAY=:0
Il display consiste di uno hostname (come light.uni.verse e
localhost), due punti (:), e un numero di sequenza (come 0 e 4).
L'hostname del display il nome del computer dove gira il server X.
Se l'hostname omesso si intende il local host [computer locale]. Il
numero di sequenza solitamente 0 -- pu variare se ci sono pi di un
display connessi ad un solo computer.
Se mai vi capita di incontrare una indicazione di display con un .n in
pi attaccato, si tratta del numero dello schermo. Un display pu in
realt avere pi di uno schermo. Di solito tuttavia c' un solo
schermo, che ha numero n=0, per cui questo il default.
Esistono altre forme di DISPLAY, ma le precedenti sono sufficienti per
i nostri scopi.
5. Dirlo al Client
Il programma client (per esempio, la vostra applicazione grafica) sa a
quale display deve connettersi da un esame della variabile di ambiente
DISPLAY. Tuttavia questo settaggio pu essere cambiato, dando al
client l'argomento di linea di comando -display hostname:0 quando
viene fatto partire. Alcuni esempi potrebbero rendere le cose pi
chiare.
Il nostro computer noto al mondo esterno come light, e siamo nel
dominio uni.verse. Se stiamo facendo andare un server X normale, il
display conosciuto come light.uni.verse:0. Vogliamo far partire il
programma di disegno xfig su un computer remoto, chiamato
dark.matt.er, e stampare il suo output qua su light.
Supponete di avere gi fatto un telnet dentro al computer remoto,
dark.matt.er.
Se avete csh che sta andando sul computer remoto:
dark% setenv DISPLAY light.uni.verse:0
dark% xfig &
o alternativamente:
dark% xfig -display light.uni.verse:0 &
Se avete sh che sta andando sul computer remoto:
dark$ DISPLAY=light.uni.verse:0
dark$ export DISPLAY
dark$ xfig &
o, alternativamente,
dark$ DISPLAY=light.uni.verse:0 xfig &
o, naturalmente, anche:
dark$ xfig -display light.uni.verse:0 &
Sembra che alcune versioni di telnet trasportino automaticamente la
variabile DISPLAY all'host remoto. Se avete una di queste, siete
fortunati, e non dovete settarlo a mano. Altrimenti, la maggior parte
delle versioni di telnet trasportano la variabile d'ambiente TERM; con
qualche hacking giudizioso possibile "piggyback" [lett., portare
indietro a maialino] la variabile DISPLAY sulla variabile TERM.
La idea con il piggybacking di prepare degli script per ottenere le
cose seguenti: prima di fare il telnet, si attacca il valore di
DISPLAY a TERM. Quindi si fa il telnet. All'estremit remota, nel
file .*shrc appropriato, si legge il valore di DISPLAY da TERM.
6. Dirlo al Server
Il server non accetter connessioni da dovunque come niente fosse.
Non volete che tutti possano visualizzare finestre sul vostro schermo.
O leggere quello che state scrivendo -- ricordate che la tastiera
parte del vostro display!
Troppa poca gente sembra realizzare che permette di accedere al
proprio display pone a rischio la sicurezza. Qualcuno che ha accesso
al vostro display pu leggere e scrivere sui vostri schermi, leggere
che tasti premete, e leggere quello che fa il vostro mouse.
La maggior parte dei server conosce due modi di autenticare le
connessioni verso di lui: con la lista di host (xhost) e con i magic
cookie (xauth). Infine c' ssh, la shell sicura, che pu trasportare
le connessioni X.
6.1. Xhost
Xhost permette l'accesso sulla base degli hostname. Il server mantiene
una lista di host che hanno il permesso di connettersi a lui. Pu
anche disabilitare completamente il controllo degli host. Attenzione:
questo significa che non viene fatto nessun controllo, per cui
qualunque host pu connettersi!
Potete controllare la lista di host del server con il programma xhost.
Per usare questo meccanismo nell'esempio precedente, fate:
light$ xhost +dark.matt.er
Questo permette tutte le connessioni dall'host dark.matt.er. Non
appena il vostro client X ha fatto la sua connessione e ha
visualizzato una finestra, per sicurezza, revocate i permessi di altre
connessioni con:
light$ xhost -dark.matt.er
Potete disabilitare il controllo degli host con:
light$ xhost +
Questo disabilita il controllo di accesso degli host e perci permette
a chiunque di connettersi. Non dovete mai fare questo in una rete in
cui non vi fidate di tutti gli utenti (come nel caso di Internet).
Potete ri-abilitare il controllo degli host con:
light$ xhost -
xhost - da solo non rimuove tutti gli host dalla lista di accesso (il
che sarebbe abbastanza inutile - non potreste connettervi da nessun
host, nemmeno dal vostro host locale).
Xhost un meccanismo molto insicuro. Non distingue fra utenti diversi
sull'host remoto. Ancora, gli hostname (in realt gli indirizzi)
possono essere spoofati [=falsificati]. Questo male se vi trovate
in una rete di cui non fidarsi (per esempio gi con un accesso ad
Internet con PPP, via rete telefonica).
6.2. Xauth
Xauth permette l'accesso a chiunque conosca il segreto giusto. Un
tale segreto chiamato codice di autorizzazione, o magic cookie
[lett, biscottino magico]. Questo schema di autorizzazione
formalmente chiamato MIT-MAGIC-COOKIE-1.
I cookie per display differenti sono memorizzati insieme nel file
~/.Xauthority. Il vostro ~/.Xauthority deve essere inaccessibile al
gruppo/ad altri utenti. Il programma xauth amministra questi cookies,
da cui il nomignolo xauth per questo schema di autorizzazione.
Iniziando una sessione, il server legge un cookie dal file che
indicato dall'argomento -auth. Fatto questo, il server permette
connessioni solo da client che conoscono questo stesso cookie. Quando
il cookie in ~/.Xauthority cambia, il server non si accorger del
cambiamento.
Server pi recenti possono generare al volo cookies per i client che
lo richiedono. Tuttavia i cookie sono ancora mantenuti dentro il
server; non finiscono in ~/.Xauthority a meno che un client non li
metta l. Secondo David Wiggins:
Un ulteriore espediente che vi potrebbe interessare stato
aggiunto in X11R6.3. Attraverso la nuova estensione SECU
RITY, il server X stesso pu generare e restituire nuovi
cookie al volo. Per di pi, i cookie possono essere desig
nati come ``untrusted'' [di cui non fidarsi] in modo che
applicazioni che fanno connessioni con tali cookie avranno
delle restrizioni nelle operazioni. Per esempio, non
potranno rubare input di tastiera/mouse, o contenuti di
finestre, da altri client di cui ci si fida. C' ora un
sottocomando ``genera'' di xauth per rendere questa funzion
alit almeno possibile da usare, se non semplice.
Xauth ha un chiaro vantaggio di sicurezza sopra xhost. Potete limitare
l'accesso a utenti specifici su computer specifici. Non soffre per lo
spoofing [falsificazione] di indirizzi come fa xhost. E se volete,
potete ancora usare xhost insieme a xauth per permettere connessioni.
6.2.1. Costruire i Cookie
Se volete usare xauth, dovete far partire il server X con l'argomento
-auth authfile. Se usate lo script startx, il posto giusto per
farlo. Create una registrazione di autorizzazione, come mostrato
sotto, nel vostro script startx.
Passi scelti da /usr/X11R6/bin/startx:
mcookie|sed -e 's/^/add :0 . /'|xauth -q
xinit -- -auth "$HOME/.Xauthority"
Mcookie un programma minuscolo del pacchetto util-linux, sito
primario ftp://ftp.math.uio.no/pub/linux/. In alternativa, potete
usare md5sum per rielaborare dei dati casuali (per esempio, presi da
/dev/urandom o ps -axl) in formato cookie:
dd if=/dev/urandom count=1|md5sum|sed -e 's/^/add :0 . /'|xauth -q
xinit -- -auth "$HOME/.Xauthority"
Se non potete editare il file startx (perch non siete root), fate
sistemare per bene startx al vostro amministratore di sistema, o
fategli invece mettere su xdm. Se non pu o non vuole, potete fare uno
script ~/.xserverrc. Se avete questo script, xinit lo esegue al posto
del vero server X. Poi potete far partire il vero server X da questo
script con gli argomenti adeguati. Per fare questo, fate usare al
vostro ~/.xserverrc la linea per i magic cookie vista prima per creare
un cookie e quindi eseguire il vero server X:
#!/bin/sh
mcookie|sed -e 's/^/add :0 . /'|xauth -q
exec /usr/X11R6/bin/X "$@" -auth "$HOME/.Xauthority"
Se usate xdm per controllare le vostre sessioni X, potete usare xauth
facilmente. Definite la risorsa .authDir del DisplayManager in
/etc/X11/xdm/xdm-config. Xdm passer l'argomento -auth al server X
server quando parte. Quando poi voi fate un log in sotto xdm, xdm
mette il cookie nel vostro ~/.Xauthority per voi. Si veda xdm(1) per
maggiori informazioni. Per esempio, il mio /etc/X11/xdm/xdm-config
contiene la seguente linea:
DisplayManager.authDir: /var/lib/xdm
6.2.2. Transportare il Cookie
Ora che avete incominciato la vostra sessione X sull'host server
light.uni.verse e che avete il vostro cookie in ~/.Xauthority, dovrete
trasferire il cookie all'host client, dark.matt.er.
La cosa pi semplice quando le vostre directory su light e dark sono
condivise. I file ~/.Xauthority sono gli stessi, per cui il cookie
trasportato simultaneamente. Tuttavia, c' un inganno: quando mettete
un cookie per :0 in ~/.Xauthority, dark penser che sia un cookie per
s stesso invece che per light. Dovete usare un host name esplicito
quando create un cookie; non potete tralasciarlo. Potete installare
lo stesso cookie sia per :0 che per light:0 con:
#!/bin/sh
cookie=`mcookie`
xauth add :0 . $cookie
xauth add "$HOST:0" . $cookie
exec /usr/X11R6/bin/X "$@" -auth "$HOME/.Xauthority"
Se le home directory non sono condivise, potete trasportare il cookie
per mezzo di rsh, la shell remota:
light$ xauth nlist :0 | rsh dark.matt.er xauth nmerge -
1. Estrae il cookie dal vostro ~/.Xauthority locale (xauth nlist :0).
2. Lo trasferisce a dark.matt.er (| rsh dark.matt.er).
3. Lo mette nel ~/.Xauthority l (xauth nmerge -).
possibile che rsh non vada bene per voi. A parte questo, rsh ha
anche un incoveniente per quanto rigurda la sicurezza (host spoofati
[falsificati] di nuovo, se non ricordo male). Se non potete o non
volete usare rsh, potete anche trasferire il cookie manualmente, tipo:
light$ echo $DISPLAY
:0
light$ xauth list $DISPLAY
light/unix:0 MIT-MAGIC-COOKIE-1 076aaecfd370fd2af6bb9f5550b26926
light$ rlogin dark.matt.er
Password:
dark% setenv DISPLAY light.uni.verse:0
dark% xauth add $DISPLAY . 076aaecfd370fd2af6bb9f5550b26926
dark% xfig &
[15332]
dark% logout
light$
Si vedano anche rsh(1) e xauth(1x) per maggiori informazioni.
Potrebbe essere possibile fare un ``piggyback'' del cookie nella
variabile TERM o DISPLAY quando fate un telnet all'host remoto.
Questo funzionerebbe nello stesso modo in cui si fa il piggyback della
variabile DISPLAY sulla variabile TERM. Si veda la sezione 5: Dirlo
al Client. Dal mio punto di vista qua sono fatti vostri, ma sono
interessato se qualcuno potesse confermarlo o negarlo.
6.2.3. Usare il Cookie
Una applicazione X su dark.matt.er, come la xfig di prima, guarder
automaticamente in ~/.Xauthority l per il cookie con cui
autenticarsi.
6.3. Ssh
Le registrazioni di autorit sono trasmesse senza crittografia. Se
siete anche solo impensieriti dall'idea che qualcuno possa snoopare
[annusare] le vostre connessioni, usate ssh, la shell sicura. Andr
bene per trasportare X sopra connessioni crittate. E inoltre,
grande anche per molti altri motivi. un buon miglioramento
strutturale del vostro sistema. Visitate semplicemente
http://www.cs.hut.fi/ssh/, la home page di ssh.
Chi conosce qualcosa d'altra sugli schemi di autenticazione o di
crittografia delle connessioni X? Forse kerberos?
7. Risoluzione dei Problemi
La prima volta che cercate di lanciare una applicazione X remota, di
solito non funziona. Ecco qua qualche comune messaggio di errore, le
sue probabili cause, e soluzioni per aiutarvi.
xterm Xt error: Can't open display:
Non c' una variabile DISPLAY nell'ambiente, e non avete neanche
parlato all'applicazione con il flag -display. L'applicazione assume
una stringa vuota, ma questa sintatticamente invalida. Per
risolvere questo problema, assicuratevi di aver settato correttamente
la variabile DISPLAY nell'ambiente (con setenv o export a seconda
della vostra shell).
_X11TransSocketINETConnect: Can't connect: errno = 101
xterm Xt error: Can't open display: love.dial.xs4all.nl:0
L'Errno 101 ``Network is unreachable'' [rete irraggiungibile].
L'applicazione non ha potuto fare una connessione di rete al server.
Controllate di avere settato correttamente DISPLAY, e che la macchina
server sia raggiungibile dal vostro client (lo deve essere, dopotutto
siete probabilmente loggati nel server e state facendo un telnet al
client).
_X11TransSocketINETConnect: Can't connect: errno = 111
xterm Xt error: Can't open display: love.dial.xs4all.nl:0
L'Errno 111 ``Connection refused'' [Connessione rifiutata]. La
macchina server a cui state cercando di connettervi raggiungibile,
ma l il server indicato non esiste. Controllate di stare usando
l'host name giusto e il numero di display giusto.
Xlib: connection to ":0.0" refused by server
Xlib: Client is not authorized to connect to Server
xterm Xt error: Can't open display: love.dial.xs4all.nl:0.0
Il client ha potuto fare una connessione al server, ma il server non
permette al client di usarlo (non autorizzato). Assicuratevi di
avere trasportato il magic cookie corretto al client, e che non sia
espirato (il server usa un nuovo cookie quando incomincia una nuova
sessione).
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